E poi, desiderava la pace in famiglia; sarebbe stata tanto comoda! Che dovevano importare a quello scioccone simili intrighi? Cosa c'entrava lui con gli affari del cuore? Dopo il matrimonio, certo, per l'apparenza, si sarebbe usata qualche precauzione. Ma prima, essa era libera di fare e disfare e magari di piantare una foresta di corna al suo eccellente futuro.
Al fidanzato erano pervenute molte voci contradittorie. C'era chi pretendeva che Truciolino forse l'amante di un colonnello, e c'era chi l'aveva vista a braccetto del sindaco. Pazzie, vi dico! Ma bisognava vederci chiaro.
Poche parole della ragazza bastarono per rassicurare quella buona pasta di Momolo. Oh, era una cara creatura, Truciolino, e prudente, anche! Tanto è vero che aveva pregato il suo Momolo di non farsi vedere molto spesso nell'albergo o con lei, per evitare le male lingue, le chiacchiere. Ed egli si era staccato dal fianco di Truciolino, contentissimo di lei e fabbricando castelli in aria sul prossimo matrimonio.
Il bel tempo doveva durare poco. Una sorella di Truciolino, per dispetto o per odio ai fidanzamenti, cominciò a sollevare una nube. E tanto disse, da indurre il buon Momolo ad appostarsi, una notte, in un angolo buio dell'albergo, per sincerarsi, diceva lei, sulla verità delle accuse portate contro la ragazza. E passò proprio, Truciolino, verso mezzanotte, e si recò difilato ad aprire la porta di una camera, che non era, precisamente la sua. Momolo digrignò i denti e giurò di vendicarsi in un modo atroce.
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