Prima di abbandonarti per sempre, prima di chiudere una relazione d'affetti, che ci legava e, malgrado ogni cosa, ci lega ancora con la sua catena d'oro, io voglio discolparmi ai tuoi occhi; poichè mi credo colpevole: colpevole verso di te, per non averti mai rivelata l'idea, che seguivo e che, dovevo supporlo, un giorno m'avrebbe reso sospetto al tuo sguardo: colpevole verso di me, infine, per non aver prima saputo o potuto stabilire un giusto rapporto tra la mia vita e ciò, che mi circondava.
L'artista è un bambino, smarrito tra la folla, e chiede continuamente della mamma e a volte la ritrova, poi la perde di nuovo, e così, per tutta la vita, trascina il corpo in un'alternativa d'ansie e di estasi. Per non esser deriso egli deve comporsi una maschera e renderla simile al volto di chi lo circonda. Deve ridere, parlare, gridare, dar prova di una furberia, che non ha, ed alla quale sostituisce un'apparenza atta ad ingannare il mondo. E il mondo ha pietà di lui, povero paria. Ma non è la pietà, ch'egli chiede, la pietà nauseante di uomini ben pasciuti e ricchi di pensieri e di speculazioni. Forse, la società non è ingiusta. Poichè, come potrebbe permettere a un individuo, che vive nel suo seno, di non appassionarsi per quanto essa pensa o compie? L'offesa grave di un volto serio in mezzo all'allegria generale, di una fronte pensosa ed assorta, distratta dalle gioie che si scatenano intorno, non è perdonata dagli uomini. E poi, a gravare ancora sulla bilancia del destino, si aggiunge l'amor proprio di tutti.
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