In poche frasi, impregnate di odio e di scoraggiamento, il mio vicino mi spiegò tutta la forza distruggitrice della sua immaginazione e tutta la debolezza della sua volontà. Raccapricciando intesi il palpito di quell'anima misteriosa e terribile, sentii ventare quella smisurata passione per quanto vi è di malvagio nel mondo. Eppure, colui che pronunciava parole dense di minaccia era un sognatore, un fanciullo perverso, come si definiva da sè stesso, incapace di alzare un dito in danno degli uomini.
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Uscimmo insieme da quel luogo. La mia nuova conoscenza sembrava in preda a una lotta interna. Mi prese per un braccio e mi trascinò con sè per le strade meno illuminate della città. Infine, si lasciò cadere sovra una panchina, immersa nelle tenebre di un viale.
- Sapete?, mormorò; come me ce ne sono molti, nel mondo.
Tacque un istante, poi riprese a parlare con voce concitata:
- Ma non tutti finiranno come me! Io porto ben altro nel mio corpo, io porto l'anima di un assassino. Sì, diverrò assassino, fra breve. È già cosa decisa.
Perchè, invece di rabbrividire, io sentii uno spasimo di pietà? C'era tanta disperazione in quella voce di ubriaco!
L'uomo continuò:
-Voi, che scrivete, ascoltatemi questa notte. Forse domani dovrete venire a udirmi in prigione. Vi racconterò una storia, oh, una cosa allegra e bizzarra. Ne farete una novella, se vi piacerà.
Diede in una risata lugubre. Mi chinai a osservarlo; ma non potei distinguere che i suoi occhi luccicanti.
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