Sono andato, un giorno, in un paese della Riviera. Per quale strana combinazione avevo rinnegata la mia vita notturna? Non ricordo. So vagamente ch'ero stato incaricato di una impresa commerciale da un amico di qui. Nei primi giorni soffrii molto. La luce continua, il movimento, che vedevo intorno a me, mi agitavano e m'esasperavano. Poi, mi calmai. Mi trovavo in casa di un possidente di quelle parti, che viveva con sua figlia, una bella ragazza. Era una creatura simpatica, sapete?, piena di sogni anche lei e con un'anima capricciosa e indipendente. Mi vide melanconico e volle chiedermi la cagione della mia tristezza. Ed io la confessai, senza reticenze. Maledizione! Le parlai della mia vita notturna, delle mie passeggiate solitarie, delle visioni perverse, che fino ad allora erano state la mia sola gioia. Perchè, perchè ho esposta così la mia esistenza ai colpi della sventura? Perchè ho infuso tanto calore nelle mie parole ed ho osato svelare i misteri del mio cuore ad una fanciulla inesperta e avida di novità? Essa mi ascoltò, mi comprese, permise al suo pensiero fiducioso di seguire il mio nelle fantasticherie più morbose. Poi, quando le ebbi detto ogni cosa, pose le sue piccole mani nelle mie con atto di sorella e mi disse ingenuamente: Anch'io ho sognato spesso una vita così. Che debbo aggiungere? Essa usciva di nascosto, nella notte, con me. Ci dilungavamo per i sentieri della campagna dimentichi di tutto, confondendo insieme le aspirazioni ed i sogni. La ho sempre rispettata, vi giuro, come una sorella.
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Riviera Anch
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