Pagina (139/254)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Allorchè dovetti partire, fu uno strazio. Pure, io leggevo nei suoi occhi una risoluzione, che non osavo indovinare. Due giorni dopo, essa venne a bussare alla mia porta, qui, a Genova, tranquillamente. Era fuggita di casa, senza pensare a suo padre, abbandonando la famiglia senza rimpianti. Nascondemmo la nostra esistenza in una piccola città del Piemonte. Oh, passai notti deliziose, passeggiando con la mia compagna. Vi giuro, vi giuro, anche allora la ho sempre rispettata. Non osavo parlarle di amore poichè sapevo d'essere il solo colpevole. Essa mi aveva reso buono, aveva scacciate le nubi d'odio e di rancore, che m'ingombravano l'animo; e trascorreva la sue ore con me, semplicemente, senza mai accennare al passato. Eravamo felici, vi dico. Io mi sentivo trasformato al suo fianco: ero puro come un bambino. Senza mai parlarne, sentivamo l'amore ingigantire nelle nostre due anime. Certo saremmo giunti a spiegarci anche su questo punto. Ma ad un tratto si scoprì il nostro rifugio. Suo padre venne a riprenderla, all'improvviso, me la tolse prima ch'io potessi salutarla, la riportò nella sua casa in riviera. Da allora, le scrissi tre volte, inutilmente. Non ne seppi più nulla, non osai più chiederne nuove per un lungo anno, un anno di spaventose sofferenze. Il ricordo di quella creatura mi sconvolgeva, mi torturava senza tregua. Ero ancora buono, poichè speravo. Sì, credevo che la vita nostra, in due, sarebbe presto ricominciata.
      La voce di quell'uomo usciva soffocata dalla sua gola; il petto gli ansava spaventosamente nelle tenebre.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Ombre di Lanterna
di Pierangelo Baratono
1909 pagine 254

   





Genova Piemonte