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      Infine, dopo parecchi mesi, ritornò, molto cambiato di aspetto. Non era più magro e nel viso arrotondato mostrava i segni di una salute ricostituita. Appena mi vide, mi corse incontro e mi salutò con una risata schietta ed aperta, stranissima sulle sue labbra.
      - Sai?, mi disse; sono guarito. E poi, ho trovata la felicità per istrada: sto per accasarmi.
      Rimasi attonito, poichè tutto mi sarei aspettato, tranne quella notizia. Non sapevo concepire Giorgio Miserere occupato a crearsi una famiglia.
      - Parli sul serio? chiesi.
      - Sì, sì; sono tanto contento! Ti narrerò ogni cosa, più tardi.
      La sera stessa mi raccontò il suo idillio.
      In casa della zia aveva trovata una ragazza, che la vecchia parente teneva presso di sè come una figlia: una giovanetta robusta, con gli occhi vivi e una gran quantità di capelli neri, raccolti a nodo dietro la nuca. Ogni suo gesto denotava una straordinaria energia, ogni suo sguardo lasciava trasparire una volontà gagliarda e tenace. Si chiamava Anna ed era orfana; la zia si era curata di farle impartire una estesa istruzione. Creatura originalissima, quella fanciulla accoppiava alla libertà di pensiero di una figlia selvaggia dei campi la riflessione e la salda coltura di una studiosa.
      Dapprima, Miserere aveva sentito una invincibile antipatia per quell'essere, tanto diverso da lui. Ogni cosa lo urtava in quella ragazza; ogni parola di lei lo sconvolgeva nei suoi sogni di poeta. La presenza di Anna nella casa era diventata un martirio intollerabile pel mio debole amico.


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Ombre di Lanterna
di Pierangelo Baratono
1909 pagine 254

   





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