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      Ma il collo di Anna era lì, biancheggiante nella penombra; la voce urlava ancora nel mio cervello il suo sanguinoso comando. Cacciai un grido e diedi un colpo furioso col rasoio su quelle morbide carni. Sentii un getto caldo spiovere sulla mia mano, vidi il corpo della mia adorata dare un guizzo di agonia e i suoi occhi spalancarsi verso di me con una straziante espressione di stupore. E svenni.
      Miserere cessò di parlare. Il suo volto mostrava i segni del più profondo raccapriccio e le sue mani tremavano convulse nelle mie. Guatò intorno a sè con paura, poi riprese:
      - Tutti parlano di gelosia! No, no! Ci amavamo tanto! Eravamo troppo felici! Ma perchè devo raccontare ai giudici la causa vera della sua morte? Mi crederebbero un pazzo e, forse, mi assolverebbero. Ed io, comprendi?, voglio esser condannato, condannato a morire di terrore nella solitudine di una prigione, a morire coll'immagine della mia adorata innanzi agli occhi, solo col mio delitto e con lo spasimo, che mi consuma il cervello!
      Il Congresso dei Pazzi
     
      Era una Pasqua, giorno in cui i pazzi potevano radunarsi, eccettuati i furiosi, nell'ampio cortile a scambiar parole e a godersi il soleggiato meriggio. Ce n'erano una ventina: qualche giovane, molti avanzati in età e tre donne. Qualcuno discuteva animatamente sovra i soggetti più paradossali, altri scaldavano la pancia al sole trinciando gesti e sputando sentenze. A un tratto, un vecchio dai capelli ricciuti e dal viso ingombro di pustole, fattosi largo sino al centro del cortile, urlò


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Ombre di Lanterna
di Pierangelo Baratono
1909 pagine 254

   





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