- E poi, pensa che qui si tratta di aiutare la nostra impresa. Con i denari del vecchio potremo far molto. Io ne darò ai poveri, Pietro alla chiesa, tu alle società operaie. Così li purificheremo.
- Scherzate! È mostruoso! Non posso, non posso.
- Affratelliamoci. Il tempo passa e l'occasione, una volta scomparsa, non si ritrova più. Vuoi esser con noi?
- No, no.
- E allora, promettici la neutralità.
- Già. Ma la pelle la arrischiamo tutti e tre, anche se voi due soli compirete il delitto.
- Allora vattene, esci, va in stazione a far due passi. Così distrarrai anche l'attenzione del guarda-sala.
- Pensateci ancora.
- Siamo decisi. Dunque?
- Andrò via, in stazione. Siete due vigliacchi, però.
Aprì la porta, la sbattè dietro le spalle. Il vecchio ebbe una breve scossa, poi si riaddormentò.
- Imbecille!, mormorò uno dei due rimasti.
Entrambi si avvicinarono cautamente, lungo i divani, al dormiente, s'immersero anch'essi nell'ombra. Uno spettatore invisibile li avrebbe scorti, fermi innanzi al vecchio, gli occhi fissi su di lui, a guardare quel capo addormentato con un feroce sogghigno. Nell'ombra i due corpi si curvarono; qualcosa luccicò un istante, suonò un gemito. I due si rialzarono, un po' sudati, cogli occhi bianchi. Poi successe una rabbia di conquista: tutte le tasche del morto vennero frugate, gli anelli strappati a forza dalle dita, con gesti prudenti, per non far rumore e per non macchiarsi di sangue.
S'udì, lontano, un fischio di treno. S'avvicinò un rumore, prima sordo, poi più spiccato, di macchinario in moto.
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Pietro
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