Un soave volto di bambina, con gli occhi azzurri e i capelli biondi e ricciuti, gli parve si chinasse verso di lui, piangendo. Una vocina esile, affettuosa, balbettava: Papà, papà, vieni presto!
Oh, sarebbe venuto presto, suo padre; ma, invece di trovare un corpicino pieno di vita e di amore, avrebbe visto un informe ammasso di carne, lacerato e triturato dall'urto. Il macchinista guardò ancora tristemente il cielo, poi diede un colpo rapido con la mano alla valvola.
Un fischio acutissimo ruppe lo ombre notturne; il treno rallentò la corsa furiosa, poi si arrestò in piena campagna.
Il capo-treno, che s'era avvicinato correndo alla locomotiva, trovò il macchinista che, accasciato sulla piattaforma, piangeva. Quanto al fuochista, esso si teneva dritto, immobile, con gli occhi fissi, in un'espressione d'odio, sulla fornace, che arroventava i fianchi della macchina.
La mosca e il ragno
Una sera, in teatro, essi attirarono i miei sguardi. Li indovinai subito sposi da poco tempo. Lui era un omaccione apoplettico con due occhietti grigi e senza espressione, il naso grosso e i baffi lunghi, spioventi sulle labbra. Lei, il rovescio della medaglia. Una figurina delicata dalla pelle bianca e fine di madonna preraffaelitica. Aveva i capelli di un biondo chiaro e gli occhi azzurri limpidissimi. Un tipo russo, come io immagino le donne russe dell'aristocrazia. Il mio pensiero rimase subito dolorosamente colpito dal contrasto di quei due esseri. Nella noia del solito spettacolo e anche per un mio irresistibile bisogno di costruire castelli in aria sopra avvenimenti e oggetti pur di poca importanza, cominciai a far lavorare la fantasia nella creazione di un romanzo.
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Papà
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