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      Una grande pietà mi stringeva la gola e anche una stizza prepotente contro quelle creature, che, in fondo, accettavano umilmente la loro parte di carne venduta senza un desiderio di rivolta, pazienti come pecore sotto il coltello del beccaio.
     
     
     *

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      Più volte rividi la mia coppia del teatro. Una sera, non ricordo più come, venni posto in relazione con essa. I miei castelli in aria prendevano forma: avevo intuito esattamente la condizione di quei due esseri. L'uomo era un ricco negoziante e aveva sposata lei, povera e di famiglia nobile. Il loro viaggio di nozze li aveva condotti nella città, ov'io dimoravo. La sposina se n'era incapricciata ed aveva facilmente ottenuto il permesso dal marito di soggiornarvi un po' a lungo.
      Nel conversare con i due sposi, dovetti presto accorgermi che in qualche parte le mie induzioni erano sbagliate. Infatti, l'uomo mi appariva sempre più bonariamente simpatico, non troppo cortese, ma in compenso franco e dotato di molta generosità e di molta intelligenza. Quanto a lei, era piuttosto sventata e superba. Comandava il marito come un generale i soldati; assumeva spesso un accento autoritario, spesso anche appariva puerilmente cattiva nei suoi capricci. Inoltre, era molto orgogliosa della sua bellezza e della ricchezza di lui.
      Finì col divenire la mia amante. Mi si gettò nelle braccia in un giorno di noia. Le sue carezze mi apparvero subito improntate a una sfrenata libidine. Essa si lagnava della freddezza del marito, un po' trascurato, secondo i desideri di lei, nei coniugali doveri.


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Ombre di Lanterna
di Pierangelo Baratono
1909 pagine 254