È un vecchio!
, diceva sorridendo. Rideva alle sue spalle con certe risate squillanti e lunghe, che, in altre occasioni, mi sarebbero sembrate deliziose. Ma in quei momenti suonava male per me quell'ilarità, provocata dalla bontà di un uomo, che la contentava in tutto e non s'accorgeva di nulla. Lo aveva ingannato prima del matrimonio e anche subito dopo. Confessandomi questo, essa batteva le mani rosee, mostrando i dentini bianchi e fitti. Poi saltava sulle mie ginocchia e mi copriva il viso di baci.
La trovavo anche avida di denaro, al contrario del marito, piuttosto generoso. Osservava le spese più minute, pronta a buttar via mille lire in un gioiello come a rimbrottare lui per una cravatta. Era, infine, la vera donna, capricciosa, crudele e buona a scatti, mai sincera, sempre schiava dell'impressione momentanea e sempre avida di piaceri.
Un giorno, fra un bacio e l'altro, mi confessò che avea posto in opera ogni mezzo per accalappiare quel marito ricco. Dapprima, egli non voleva saperne. Ad ogni sua protesta di simpatia, quell'uomo nobile e leale obiettava la differenza d'età e d'educazione. Diceva che il denaro non poteva colmare un tale distacco e che l'amore, se pur era quello il sentimento ch'essa provava per lui, non avrebbe resistito a lungo al continuo contatto di due esseri così dissimili per natura e per costumanze. Infine, la donna aveva trionfato e si era fatta sposare.
E quel demonietto aggiungeva, ridendo e rovesciando la testolina graziosa, ch'era stata lei, proprio lei, che aveva conquistato il grosso marito, e giurava che la prima notte di matrimonio lei stessa aveva dovuto incoraggiarlo: tanto egli si mostrava timido e impacciato!
| |
|