Poi, la ho scacciata dalle mie stanze come una prostituta.
Armerer rideva sonoramente, facendo scintillare gli occhi arrossati in mezzo alla bianchezza del volto.
- Chi era costei? Dimmi il suo nome!
- Non ricordo, mugolò il re; non posso ricordare. Aspetta. Lady.... maledettissima.... lady... Perdio, ci sono; era lady Irmina.
Uno strido spaventevole echeggiò nella taverna. Armerer si era alzato bruscamente, respingendo con violenza il corpo del re, che rotolò sul terreno. Poi, chinando il robusto torso, mugghiò sul viso spaurito del monarca:
- Hai detto? Ripeti! Ripeti!
Il re non rispose. La paura e l'ubriachezza lo avevano pietrificato. Mosse le labbra, ma senza farne uscire alcun suono.
Sulla soglia della cucina mastro Pill, immobile, tenendo fra le mani un piatto, ove posavano i resti del povero Poll, contemplava calmo la scena.
- Lady Irmina! La mia amante! La donna che ha addomesticato questo mio cuore selvaggio! Maledizione! Lady Irmina! Irmina! E tu, monarca ubriaco, re da trivio, hai contaminato le sue carni, hai avvicinato la tua bocca a quella della donna mia, mia soltanto! Impossibile! Lady Irmina!
Si piegò ancor di più sul corpo del re e continuò, sputandogli in volto le parole:
- Carlo, io, Armerer, tuo primo suddito e amico, ti giuro che uno di noi due non uscirà vivo da questa taverna. Potrei scegliere la tua morte e, così come faccio di questa spada, spezzarti. Ma che direbbero i tuoi soggetti, se domani il loro benamato sovrano fosse trovato ucciso in una lurida stanzaccia?
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