A un tratto, diedi un grido e mi precipitai fuor del letto, mostrando alla luce del sole le mie lunghe e pelose gambe di ragno.
- Gesummaria!, gemette la padrona di casa; e si slanciò fuor della camera con una agilità, che non lo avrei supposta, coprendosi gli occhi terrorizzati con un gesto di pudica vestale.
La cagione dell'incidente era stata una breve lettera dell'amico Bob, così concepita:
Carissimo,
sono in viaggio per l'altro mondo. A mezzanotte prenderò il biglietto, il primo e l'ultimo che non mi costerà un soldo. Consolati e non maledirmi, poichè ti ho nominato mio legatario universale.
Bob
Possibile? Il mio povero amico era già morto da parecchie ore, ed io stavo lì, a poltrire nel letto? E mentre Bob mi nominava suo erede, io sognavo tranquillamente la modista, mia amabile vicina di casa? Mi affrettai a vestirmi, stracciando gli occhielli della camicia, bestemmiando contro le maniche della giacca, che non volevano presentarsi pel giusto verso alle mie braccia, e rovinando un magnifico cappello nuovo che, mentre era in diritto di ripromettersi le delicate attenzioni della spazzola, ricevette all'improvviso un formidabile pugno con suo grave danno e con indiscutibile vantaggio del cappellaio.
Infine, mi trovai per la strada, col panciotto sbottonato e il soprabito penzolante a metà da una spalla. Mentr'io correvo come un pazzo, venni fermato di colpo dalla mano vigorosa di un amico.
- Scusa, puoi farmi un piacere?
- Vai al diavolo!, gli urlai; e ripresi la mia corsa, non senza aver lasciato, fra le sue dita, un bottone e un lembo della giacca a perenne testimonianza del nostro incontro.
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Bob Bob
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