Una buccia di limone, messa lì dalla provvidenza, mi arrestò ancora, obbligandomi a fare una stretta conoscenza col selciato e ad aggiungere una caratteristica macchia giallognola al fondo nero e troppo monotono dei calzoni. Finalmente, come il diavolo volle, pervenni al pianerottolo dell'amico, suonai furiosamente il campanello, traversai l'anticamera, facendo ruzzolare per terra un servitore ed alzare forti grida di spavento alla cuoca, che con una presenza ammirevole di spirito cominciò a sbraitare: Al fuoco! Al fuoco! e penetrai come una bomba nella camera di Bob. E lì, chi vedo? L' amico, che, placido e sorridente, sdraiato sovra una poltrona, fumava beatamente una sigaretta.
- Che vuol dir ciò? Ti burli del mondo?
- Già, dici bene: l'eredità, che ti spettava. Ma abbi pazienza. Partita rimessa non è perduta. Per ora, rimango fra voi. Più tardi vedrò se sarà il caso di lasciarvi.
- Ma il tuo biglietto?
- Siediti e ascoltami. Iersera, rincasando, ero proprio deciso a finirla. Tu mi conosci da un pezzo e sai il genere di vita e di idee, che ho adottato. Orbene, io, l'uomo più sicuro di sè e degli altri, che esista al mondo, ho ricevuto, appunto ieri, il primo affronto dalla fortuna. Perciò, volevo uccidermi. Non si deve sopravvivere ad una sconfitta. E la mia era una sconfitta solenne. Ti sorprendi? Sai che, fin da ragazzo, ho adottato un sistema di ragionamento del tutto contrario a quello degli altri. Mentre il genere umano va in cerca avidamente di illusioni e, appena se n'è creata una, vi lavora sopra con la fantasia e le si affeziona, nè la lascia, se non quando una forza superiore lo costringa a farlo; io, povero campione di un donchisciottismo al rovescio, mi sforzo di distruggere, man mano che mi si presentano, tutti gli ideali, le illusioni e le vane apparenze, che mi circondano.
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Bob
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