Però, a forza di pazienza e di cure, son riuscito a comprendere che Romeo e Giulietta, Paolo e Virginia, Eloisa e Abelardo sono satire abilmente mascherate dalla fantasia degli scrittori.
Tacque ancora, tirò una lunga boccata di fumo, sbadigliò, poi riprese:
- Dunque, fino a ieri io mi trovavo perfettamente tranquillo di coscienza e convintissimo che il genere umano mi si fosse rivelato sotto il suo vero aspetto. Nessuna eccezione aveva offeso il mio metodo, turbando la serenità della mia mente. Avevo fatto crollare l'edificio, laboriosamente innalzato dalla stoltezza e dalla furberia, e potevo bearmi in pace lo spettacolo delle sue rovine. Ma, ahimè, una catastrofe improvvisa mi ha colpito, mostrandomi che una illusione aveva ancora il diritto di esistere, ed appunto l'illusione dell'amore. Comprenderai com'io non potessi sopravvivere allo sfasciarsi delle mie idee. Come! Avevo vissuto trentacinque anni nella piena fiducia di me stesso e ad un tratto dovevo rinnegare il mio giudizio, la testimonianza dei miei sensi, il metodo, infine, che mi ero formato con tanta cura? No, no; era meglio finirla e morire con la disillusione d'essermi disilluso invano!
- Ma tu non mi hai spiegato ancora il genere della catastrofe!
- Hai ragione. Sono sempre sotto l'incubo della sciagura, evitata per un miracolo; perciò non riesco a raccogliere ancora i pensieri. Sai che facevo una corte assidua alla moglie di Carlo; anzi, per dirtela in confidenza, ero già molto innanzi nelle sue buone grazie, mercè il mio metodo eccellente di attacco.
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