- Ebbene?, chiesi, vedendo che il viso di Bob si rannuvolava.
Ma l'amico diede in uno scoppio improvviso d'ilarità e, gratificandomi di un'occhiata pietosa, si affrettò a terminare il suo racconto:
- Ebbene, nella sera scrissi un biglietto per te, poi uscii per impostarlo. Per la strada chi trovo? Carlo, il marito. Mi si avvicina, mi stringe la mano, mi chiede la causa del mio pallore. Ti confesso che mi sentivo intenerito. Quel brav'uomo si mostrava affettuoso con me, mentre la moglie stava per concedermi il suo amore e la sua vita. Lo rassicurai sulla mia salute e cercai di liberarmi di lui. Ma quello, standomi attaccato al soprabito, cominciò a parlare del più e del meno, finchè cadde col discorso sulla moglie. "Vedi, mi disse ridendo; quella lì è una delle più strane creature, che mi conosca. Ha avuto il coraggio, oggi, di propormi nientemeno che un suicidio simulato." "Un suicidio?" chiesi, interessato dalle sue parole. "Sì, e perchè? Perchè l'eroe e l'eroina di un romanzo, che sta scrivendo, devono morire asfissiati in un albergo ed essa ha bisogno di studiare dal vero l'effetto della sua scena." M'arretrai inorridito. "Dunque, tua moglie?", balbettai. "È una romanziera, ma si firma con uno pseudonimo. Non lo sapevi?". Ed ecco perchè non mi sono ucciso.
Diedi in una risata. Inutile dire che l'amico Bob è ancora vivo e più disilluso di prima.
Mammina
Quando si trovò fuori della stazione di Termini, respirò più liberamente. Durante il viaggio aveva pensato con gioia a quella breve corsa nel mondo; la monotonia del lavoro quotidiano fra quattro mura sudicie, la catena dell'orario imposto alla sua indipendenza, perfino i pochi buoni momenti passati nella tranquilla città di provincia gli sembravano un brutto sogno, già lontano nel tempo.
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