Si volse, vide confusamente tre signore che, sedute al suo tavolo, lo guardavano, e si affrettò ad alzarsi, scusandosi. Ma la solita voce lo acquetò come una carezza:
- Resti, signore; non disturba.
Cos'era quel locale e come aveva potuto prenderlo per un'osteria, poichè c'erano delle donne e per di più ben vestite? Sedette di nuovo, un po' confuso, mormorando un "grazie". Gli sembrava strano di trovarsi lì, in compagnia di signore. Che figura avrebbe fatto chiedendo del vino? Altro che prenderlo per un inglese! Girò gli occhi al tavolo e scorse tre bicchieri colmi di vino nero e, fra essi, una bottiglia col collo a trombone. Stupì e si confuse ancora di più. Che razza di costume era quello, che permetteva alle signore d'entrare nelle osterie e di comandare del vino?
La voce di donna lo tolse di nuovo dall'imbarazzo:
- Non pensi a male. È un uso romano.
Si volse a chi veniva incontro ai suoi dubbi; vide due occhioni chiari, una tocca sorridente e due fresche guance a fossette. Balbettò:
- Veramente, mi meraviglia. Non sono abituato; son forestiere.
La signora si fece seria, distolse lo sguardo da lui e disse:
- Si vede. Qui tutti vengono a bere il vino dei Castelli.
- Strano, strano!, mormorò lui; in Liguria non oserebbero.
- Forse perchè non hanno castelli, ribattè ironicamente l'altra.
E sorrise. Egli pure sorrise: quella franchezza, quella famigliarità benevola di una donna per uno straniero lo impressionavano, ma piacevolmente. Guardò un po' meglio le sue compagne di tavolo. La sua interlocutrice aveva un aspetto distinto; vestiva di nero, con un cappellino elegante color viola: poteva aver trent'anni, ma ne dimostrava meno.
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Castelli Liguria
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