Si fermò un poco a guardare il paesaggio, poi stese la mano al giovane, che la fissava, il viso sbiancato dall'emozione:
- Vuol salutarmi come un'amica, e, sovra tutto, vuol promettermi di dimenticare?
- No, no, è impossibile!, tentò di gridare lui; ma dinanzi a quel volto impietrito, a quello sguardo chiaro e tranquillo, le parole gli si aggrupparono in gola, gli uscirono in un singhiozzo.
-Via, via, mormorò la donna. Pensi a me come a un sogno, procurato dal vino dei Castelli.
Donna Graziella Neve si staccò dal suo fianco e si allontanò a lenti passi, senza rivolgere il viso.
Ed egli rimase lì, immobile, irrigidito dall'ansia, che gli gravava sull'anima. Gli sorse un dubbio: Oh, quella donna s'inganna sovra sè stessa! Ma pensò alla propria posizione, all'impossibilità di vincere i gravi ostacoli materiali e di avvicinare più a lungo la magnifica statua. E pianse.
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Due ore dopo egli si trovava rincantucciato nell'angolo di un vagone, che lo riconduceva innanzi tempo e volontariamente al martirio della vita monotona provinciale e del lavoro d'ufficio.
Nel paese della polvere
Ogni mattina, in qualsiasi città un po' importante di questo mondo, dalle ore otto alla nove, centinaia e migliaia di individui abbandonano le loro case, le camerette silenziose su su all'ultimo piano o i piccoli appartamenti modesti, per recarsi a riempire gli stanzoni, le camere, i bugigattoli, che costituiscono il loro ufficio. Sono i veri paria della società, facilmente riconoscibili dal vestire dimesso e poveramente corretto, dal volto tra lo scaltro e il mortificato (come di chi inghiotta una pillola amara e si lecchi le labbra per dimostrare agli altri che era zucchero), dal modo, infine, tutto caratteristico di camminare strisciando lungo i muri delle case a piccoli passi precipitati.
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Castelli Graziella Neve
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