Ciò, che vi è di cattivo nell'uomo, deve svilupparsi fra uomini intristiti dalle umiliazioni e dal bisogno, come la muffa deve crescere dove c'è umido ed ombra.
Questo diceva il mio amico. La voce monotona e sconsolata sembrava talvolta un pianto quieto e sottile di mille anime. Mio malgrado, rabbrividivo al pensiero dei pochi cuori veramente buoni e indulgenti, delle poche intelligenze visionarie sperse, smarrite, soffocate in simili ambienti, fra la nebbia greve e penetrante della polvere morale e materiale. Mi sembrava che il destino non potesse maggiormente colpire con la sua implacabile sentenza. E il mio amico, tacitamente, annuiva.
Un giorno gli cambiarono davvero il capo-sezione. Il nuovo direttore era uno dei soliti automi senza cervello, venuti su a poco per volta, a spizzico, come i bambini scrofolosi. Fin dal primo momento aveva guardato i subordinati con i suoi occhi grigi, privi d'espressione, e aveva dichiarato finito il regno dell'indulgenza e dell'iniziativa: da quell'istante in poi, l'orologiaio avrebbe sorvegliati bene i denti delle ruote e guai a quello, che non si fosse dimostrato pronto all'ordine e al giro!
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Quella mattina anche i tavoli, ingombri di cartaccia, e le pareti sporche dello stanzone dovettero meravigliarsi del movimento, che regnava fra gli impiegati. Il fermento di chiacchiere, il continuo agitarsi di braccia e di mani per aria a trinciar gesti o sugli scrittoi a picchiarvi nervosamente, facevano presentire qualcosa di strano e d'insolito.
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