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      Invece lo hanno costretto entro rigide mura a un lavoro ingrato in uffici, ove il sole entra di rado a illuminare timidamente i mucchi di polvere e le mura nude. Hanno imposto un metodo al suo spirito indipendente, un orario alla sua anima irrequieta, una cappa rigida e pesante al suo corpo nervoso. Per vivere! Che farebbe, fuori di li? Morire! Quando si è giovani e si hanno ancora speranze! Sentire la catena e non poterla rompere, provare giorno per giorno, ora per ora la tortura delle piccole concessioni, dei discorsi sciocchi, delle smorfie ipocrite!
      Che sia l'ultima volta!
      , aveva dichiarato il Direttore. Ma come fare per essere puntuale! come abbandonare il tavolino, nella notte, e addormentarsi mentre più fervida è l'immaginazione e la febbre di lavoro più intensa! E come svegliarsi, poi, al mattino, con addosso la stanchezza della veglia e della creazione! Questo non potevano comprendere gli altri. Rubava forse il pane a qualcuno, venendo in ufficio in ritardo?
      Ma tutti avrebbero, come lei, il diritto di mancare
      , aveva osservato il Direttore. No, no, gli urlava la coscienza; non gli altri, che non dovevano perdere le notti o le perdevano in volgari orgie e in vani piaceri! C'è un diritto incontestabile, quello del lavoro. In ufficio egli valeva per quattro; ognuno doveva riconoscerlo. In casa, utilizzava le forze per un'opera, che agli uomini sarebbe riuscita forse più cara, un giorno, di quel quotidiano futile disbrigo di pratiche. Il Leone, dritto, rigido innanzi ai colleghi, aveva pensato rapidamente a tutto ciò. Una risata lo interruppe nella fantasticheria.


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Ombre di Lanterna
di Pierangelo Baratono
1909 pagine 254

   





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