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      Si risvegliò con un sospiro: quegli occhi, fissi in lui, lo disturbavano. Si avvicinò al proprio tavolino, sedette, prese un fascicolo di carte e tentò di raccogliere le idee, di concentrarsi nella occupazione consueta. Ma un pensiero lo turbava: l'ostilità di quegli uomini, che si rivelavano per la prima volta apertamente nemici. E poi, gli sorride vano alla fantasia due immagini dolci: dell'amata, ch'egli stava per fare sua, e della gloria, che fra qualche sera, forse, lo avrebbe ristorato d'ogni passato dolore.
      Ma quegli uomini che volevano da lui? Che pretendevano? Perchè lo guardavano così, con stupore, senza parlargli? Alzò la testa dai fogli, si drizzò in piedi:
      - Sapete? Se non foste incoscienti, vi serberei rancore! Non uno, che m'abbia difeso! Aspettavate l'offa o volevate vedermi avvilito? Siete macchine da tavolino. Finora non vi osservavo. Adesso vi comprendo. Portate in volto la vostra arma: Giano bifronte, servile e malvagio ad un tempo. Poveri sedentari, fossilizzati fra i pentolini di ceralacca, i bolli a data e gli scartafacci! La polvere, che copre i tavoli, nasconde anche le vostre anime. Non capireste la luce, anche se la vedeste penetrare in questo luogo buio. Vi vedo come carcerati, ostili ad ogni movimento, ad ogni infrazione delle regole, che la vostra piccola anima concepisce come immutabili. Via, via, fate il mestiere vostro; mi avete chiamato il Leone: avventatevi, dunque! Sarà una caccia curiosa.
      Tacque un istante, poi concluse, scuotendo la testa
      - Non importa!


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Ombre di Lanterna
di Pierangelo Baratono
1909 pagine 254

   





Giano Leone Sarà