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      Cominciai con poco. Ma insensibilmente aumentai la dose, sino a trangugiarne una quantità che per qualsiasi altro sarebbe stata pericolosa. Però, l'alcool non era ancora riuscito a turbare il mio equilibrio mentale e fisico e a farmi entrare in quel periodo di sovreccitazione, che è proprio degli ubriachi. Ripensandoci adesso, credo che il veleno facesse la sua strada alla chetichella, preparando la via a tutte le morbosità dell'alcoolismo.
      Certo si è che soltanto due anni or sono, una notte, io sentii distintamente, tornando a casa, che, pur avendo bevuto come al solito, ero ubriaco. La nozione lucida del mio stato mi meravigliò. Avevo le gambe salde, ma provavo una leggerezza insolita di membra e sentivo il cervello immerso come in una lieve nebbia. Mi coricai, un po' allarmato. Provai ancora un'impressione di vaporosità, subii il fascino strano dell'uomo, che si crede sollevato al cielo, con un lieve dondolìo, da un soffice strato di nubi; poi venni sorpreso dal sonno. Per qualche sera mi astenni dal bere. Ma, rassicurato un poco dall'apparente calma dei miei sensi, ripresi in breve le abitudini antiche. Possedevo ancora molta chiarezza di pensiero e una certa forza di controllo sovra me stesso; perciò, non tardai ad accorgermi di essere già tanto alcoolizzato, da non potere più sperare in una vera guarigione. Passò un mese. Una notte, mentre tornavo a casa a traverso le vie solitarie e a mala pena illuminate della città, cullato dal senso di abbandono, che dà l'ebbrezza nel suo primo stadio, sentii qualcosa di mobile urtarmi le gambe.


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Ombre di Lanterna
di Pierangelo Baratono
1909 pagine 254