Essa era formata generalmente dei soliti quattro individui, ai quali però, talvolta, altri s'aggiungevano a completare il gruppo un po' fantastico. C'era topolino bianco, un giovanotto sui ventiquattro anni, rubicondo e muscoloso. Il suo volto era largo e tagliato piuttosto rozzamente: ma la dolcezza degli occhi di un grigio chiaro e l'espressione fanciullesca, che ben rivelava l'ingenuità timida della sua anima, lo rendevano simpatico a prima vista. Per gli amici egli era il "topolino bianco", cioè una creatura eccezionale, spostata nella civiltà contemporanea, dalla bontà profonda, dall'inesauribile indulgenza. Parlava poco; ma nelle passeggiate, ch'egli soleva fare con qualche intimo lungo la riva del mare, aveva un silenzio denso di significato, nel quale s'udiva a volte palpitare l'anima di un dio generoso, smarrito sulla terra. A completare la sua originalità s'aggiungeva l'invincibile paura della donna, che lo teneva lontano da un sesso giudicato da lui troppo pericoloso per chi vuol serbare i sensi tranquilli e i pensieri puri.
Il secondo elemento della comitiva era un dentista, anch'esso natura generosa, ma in opposizione assoluta, nel resto, con topolino bianco. Lo vedo ancora col suo corpo magro e nervoso in continuo movimento, il viso affilato, gli occhi irrequieti. Chi l'avesse scorto per istrada, di notte, camminare dondolandosi, con le mani dietro la schiena e il sigaro nell'angolo delle labbra, l'espressione del volto audace e sicura, si sarebbe forse affrettato con un moto incosciente ad abbottonare la giacca od a svoltare da un'altra via.
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