Temetti, in quel momento, di vedermi morire il poeta fra le braccia.
Per vendicarsi, costui aveva fabbricata una specie di breve cantilèna, che ad ogni insinuazione burlesca del dentista gli cantava sul muso. L'uno diceva: "Ohè, poeta! Hai letto il Ça ira? Ma già, che vuoi aver letto, se non sai neanche... scrivere!" L'altro dava un balzo felino, ma subito si ricomponeva e sogghignando cominciava a salmodiare
Il dentista,
vita trista,
tutto il dì fa gran battagliacon le pinze e la tenaglia!
Ebbene, a dispetto di simili nubi e dissapori, non c'era compagnia, che andasse più d'accordo della nostra.
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Ho detto che qualche volta s'univano altri elementi, rappresentati da amici comuni, ai quali le circostanze della vita non permettevano di trovarsi al fianco nostro ogni sera. Veniva, a volte, un altro poeta dal faccione simpatico malgrado l'espressione un po' sarcastica dei lineamenti e la piega beffarda delle labbra: buontempone anche lui, a dispetto di certi occhiali, fermati dietro le orecchie, i quali gli davano un'aria grave e pedantesca; ironista, anzi umorista geniale e argutissimo, nemico acerrimo d'ogni mediocrità ipocrita o spavalda e d'ogni malignità volgare. A me sopratutto era carissimo; poichè avevo potuto conoscere nell'intimità le sue rare doti d'ingegno e di cuore.
Povero Baudelaire! Non eri, certo, tu, che lo trovavi simpatico! Oh, non pigli un granchio il lettore, per carità! Non si trattava del poeta dei Fiori del male, ma di un onesto cartolaio, al quale avevamo affibbiato quel nome per certe rassomiglianze fisiche col geniale laudator di Francesca.
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Baudelaire Fiori Francesca
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