Le angustie finanziarie compirono l'opera.
Così le truppe levate per ingaggio tanto Oltremare che in Italia principiarono a morire a sè medesime. Francesco Morosini già da tempo aveva avvisata questa lenta ruina, quando per mantenere a numero il suo esercito del Peloponneso aveva dovuto ricorrere ai rifiuti di pressocchè tutti i mercati d'uomini d'armi d'Europa ed incettare, coi Toscani e Lombardi, anche gli Svizzeri, gli Olandesi, i Luneburghesi ed i Francesi; di guisa che con cosiffatta genia - come egli disse - corse rischio non già di dettare legge al nemico bensì di riceverla dai suoi soldati medesimi(8).
Nel 1781, come risulta dai piedilista, ruoli organici e stanza dei corpi insieme delle milizie venete redatti dall'inquisitore ai pubblici rolli, mancavano 654 oltremarini nei presidi di Levante, 353 in quelli di Dalmazia, 263 in quelli del Golfo e 42 infine in quelli d'Italia. In totale 1312 soldati oltremarini mancanti, su 3449 che dovevano essere presenti alle armi in quell'anno, suddivisi in 99 compagnie ed 11 reggimenti(9).
In questo intervallo i nobili dalmati - feudatari un tempo, poi condottieri eroici e devoti delle milizie venete di ventura, modificate e migliorate nel senso di cui sopra è cenno - si erano venuti imborghesendo grado a grado(10). L'antico privilegio loro di levare e di vestire i propri fanti con le vistose casacche cremisine e di donarli poscia, come in simbolo di fede ardente e di accesa devozione alla Serenissima, era degenerato col tempo e diventato un mercimonio tra le mani venali degli ingaggiatori, dei capi-leva e degli ingordi racoleurs.
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