La Serenissima tentò dapprima di ravvivare i sopiti spiriti bellicosi di quella nobiltà, un po' distratta dalle fortune commerciali della Repubblica ragusèa, dalle libertà comunali di Spàlato e di Zara e dalle autonomie di Poglizza, col largire nuovi privilegi, decime, concessioni e bacili di formento. Ma la prodigalità attizzò alla fine l'avarizia e non accese i desiderati spiriti di patriottismo, talchè i deputati et aggionti alla provvigion del dinaro nell'agosto del 1745 si videro obbligati a porre un freno alla disastrosa ed infruttuosa corrività della Repubblica verso la nobiltà dalmata; corrività che minacciava, di rovinare le "camere (tesorerie) di quelle province, costringendo per questo oggetto a farsi più abbondanti et frequenti le missioni di pubblico danaro per le esigenze di quelle parti"(11).
Nè più valeva a risollevare l'intisichito spirito di ventura tra i Dalmati - i mercenari per eccellenza - l'imagine della forza e della potenza guerriera della Serenissima. Le parvenze esterne dell'imperio, alle quali si affidava buona parte del suo prestigio presso le popolazioni soggette, erano precipitate a quel tempo in uno stato di abbandono colpevole. "Le fortificazioni di Levante, della Dalmazia e dell'Albania - scriveva nel 1782 il brigadiere degli ingegneri Moser de Filseck al Doge - sono in uno stato di desolazione tale da commuovere a riguardarle... A Zara, ogni parte delle opere componenti i recinti e le fortificazioni è in rovina... Spàlato è in decadimento, ed un nemico può eseguirvi un colpo di mano, a suo talento.
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