Più antica - per ragione di precedenza storica delle milizie prezzolate sulle paesane - era la carica di Savio di terraferma alla scrittura, il cui istituto venne riordinato al principio del XVI secolo, quando cioè le armi della Serenissima più sfolgoravano per i domini d'Italia ed oltremare(20). Più recente era invece il saviato alle ordinanze, largamente citato nella riforma di quelle milizie dettata da Giovanni Battista Del Monte (1592).
Il Savio alla scrittura (come gli altri membri del Collegio) durava in carica un semestre, ma poteva essere rieletto quando fosse spirato un intervallo di sei mesi almeno dal decadimento dell'ultimo mandato. Ne derivava perciò una specie di oligarchia politico-amministrativa, vincolata o ad una determinata consorteria oppure ad un monopolio nei pubblici affari. La molteplicità degli uffici burocratici accentuando i danni di tale esclusivismo rendeva la macchina statale rigida, lenta ed improduttiva.
Per le cose della milizia questo monopolio politico ed amministrativo doveva essere temperato, in origine, dalla carica del generale in capo. Straniero, di regola, esso era destinato ad impiegare le truppe in guerra - sotto la responsabilità dei provveditori del Senato incaricati di sorvegliarlo a mo' dei commissari della Repubblica di Francia - ed in pace a suffragare della sua autorevole esperienza l'apparecchio delle armi e degli armati(21). Il generale in capo doveva essere infatti una specie di responsabile tecnico, mentre il Savio alla scrittura non era altro che un semplice amministratore dei fondi destinati dalla Serenissima al mantenimento ed all'armamento dei propri soldati.
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