Ed essendo la carica di generale in capo vitalizia, non pareva gran male che gli uffizi amministrativi si alternassero attorno ad essa, con vicenda più o meno frequente, emanando da una ristretta base nella scelta delle persone a ciò deputate.
Ma poichè si resero sempre più rare le guerre ed il vezzo delle neutralità le confinarono alla fine tra i ferrivecchi, la benefica influenza moderatrice del generale in capo sulle magistrature militari, politiche e burocratiche, cominciò a scadere, fintantochè scomparve del tutto. Rimasero i danni ed i pericoli delle consorterie, senza argine e senza riparo.
Dopo lo Schoulemburg, distinto generale sàssone cui la Signoria aveva conferito il titolo di maresciallo e l'incarico della difesa di Corfù, nel 1716; dopo i generali Greem e Witzbourg - tutti stranieri ed eletti generali in capo delle forze venete - per amore di economia(22) o per mal concepite diffidenze verso una carica che sembrava oramai destituita di ogni significato pratico, essa passò in dissuetudine con il tacito consenso del Collegio, del Senato e del Doge. Da quel punto, il Savio alla scrittura si rinchiuse senza controllo nelle sue funzioni burocratiche e cancelleresche e diventò, alternatamente, o una carica monopolizzata dalle medesime persone - -salvo l'intervallo legale nella rielezione - quando si trovavano coloro che volentieri la disimpegnassero; oppure un caleidoscopio di persone diverse prive di competenza e di pratica(23) -
Sulla cooperazione del collega alle ordinanze non v'era oramai più da contare alla fine della Serenissima, perchè questa magistratura si era completamente atrofizzata.
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