Così fu concluso, nel 1782, un contratto con la Società mercantile di Girolamo Spazziani, mediante il quale essa si assumeva l'obbligo - usufruendo delle due migliori fonderie e miniere dal Bergamasco(31) - di fornire alla Serenissima entro 14 anni, in lotti proporzionali, le artiglierie di cui abbisognava; e cioè 35 cannoni da 30 libbre(32), 52 da 14, 24 da 12, oltre le munizioni, gli attrezzi e gli armamenti necessari. Lo Stato si sarebbe garantito della buona qualità delle forniture, obbligando la ditta Spazziani ad uniformarsi strettamente nella fondita dei pezzi alle regole all'uopo prescritte dal maresciallo Schoulemburg, e con l'assoggettare le bocche da fuoco a speciali prove forzate da compiersi al Lido, a spese esclusive della società assuntrice ed alla presenza del magistrato all'artiglieria.
Queste prove dovevano essere da due a quattro per ogni pezzo da collaudarsi, ed i pezzi rifiutati si dovevano restituire alla ditta per essere rifusi e nuovamente esperimentati. Nel contratto infine erano comminate penalità e multe alla ditta Spazziani, al caso di inosservanza di impegni da parte della medesima(33).
L'artiglieria veneta, con il concorso dell'industria privata, poteva e doveva quindi rinnovarsi tra il 1782 ed il 1796. In questo periodi di tempo dovevano inoltre rifondersi o ristaurarsi le bocche da fuoco dichiarate inservibili, e non erano poche in quel tempo: 82 cannoni di diverso calibro, 85 colubrine, 63 sacri e passavolanti, 180 petrieri, 5 mortai, 9 trabucchi ed 1 bastardo(34).
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