Per troncare gli effetti della mala pianta il Senato, nel 1783, volle abolite codeste costumanze alquanto teatrali. Vietò ai candidati di rimanere a Venezia durante le elezioni delle cariche generalizie, e nel periodo di tempo immediatamente anteriore, ed in luogo dei piani di prova commise al Savio alla scrittura di compilare delle apposite note personali, da produrre alla Consulta al caso di ciascuna vacanza. La Consulta poi, avuto l'elenco dei migliori candidati, votava o ballottava su ciascuno di essi, in Pien Collegio, con quattro quinti dei voti e l'elezione si confermava da ultimo in Senato.
Eletto il nuovo generale, con le ducali di nomina se ne fissava anche lo stipendio.
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Scendiamo ora dal vertice della piramide gerarchica verso la grande e massiccia sua base. Gli ufficiali veneti erano troppi per i soldati che avevano da comandare e per le attribuzioni che dovevano compiere.
Nel 1776 si trovavano nei reggimenti attivi 33 colonnelli, altrettanti tenenti colonnelli, 30 sergenti maggiori, 203 capitani, 31 capitani-tenenti, 184 tenenti, 237 alfieri o cornette per la cavalleria e 163 cadetti. In totale, 964 officiali sull'effettivo di 10,605 fazionieri o comuni che contava l'esercito veneto di quel tempo; e ciò senza tener conto degli ufficiali in servizio sedentario, alle fortezze, al corpo del genio, all'Arsenale, ai governatorati delle armi, alle scuole e di quelli infine con riserva di anzianità.
In sostanza, i quadri degli officiali della Serenissima avevano tutta l'aria di un grande stato-maggiore a spasso.
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