Gli stimoli per suscitare una nobile gara di emulazione e di benemerenze tra gli ufficiali Veneti erano ben pochi. Le stesse ristrettezze del bilancio impedivano perfino di assolvere il sacrosanto obbligo contratto dalla Serenissima verso i prodi combattenti sotto le bandiere di Angelo Emo, assegnando loro quel grado e quello stipendio che erano stati decretati dal Senato per merito di guerra(67). Per questo titolo - abbenchè con molta minor frequenza - si assegnavano agli ufficiali anche delle medaglie d'oro, con l'impronta del leone di San Marco, del valore medio di 30 zecchini(68).
Ma per l'assenza di clamorose imprese, verso la fine della Repubblica anche questa costumanza, derivata dai tempi eroici, cadde in disuso, sicchè se ne ricorda a mala pena qualche raro caso. Tale è quello del capitano Gregorio Franinovich, del Reggimento Cernizza, decorato per speciali benemerenze ed atti di valore compiuti dal detto ufficiale in Levante(69).
E passiamo al rovescio della medaglia. Le punizioni degli ufficiali Veneti avevano, in prevalenza, il carattere di coercizione morale. Così l'ammonizione, l'arresto semplice, l'arresto più lungo, la sospensione dal grado, la notazione speciale sul libro-registro del servizio - della quale si teneva conto a suo tempo per la compilazione dei titoli di esame - infine l'esclusione o la sospensione temporanea dalle adunanze, o circoli di persone per grado e per nobiltà distinte(70).
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L'antica foggia di vestire degli ufficiali era stata riformata nel 1789 sull'esempio degli Austriaci e dei Prussiani.
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