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      Il prevalente carattere mercenario delle milizie venete aveva inoltre, da tempo, avvezzi i governanti a considerarle quale strumento ligio all'oligarchia che le manteneva in vita; e tale modo di essere - contrario ad ogni libero svolgersi delle attività morali - si rifletteva necessariamente anche sul carattere degli ufficiali. Valgano a questo proposito due ordini di concetti: quello di servirsi degli ufficiali nelle operazioni poliziesche di maggior rilievo, - quale l'arresto fatto dal colonnello Craina, dei fanti oltremarini, del noto patrizio liberale Zorzi Pisani - e della fiscalità continua esercitata sopra di essi - specie sui comandanti di compagnia - in tutte le manifestazioni amministrative; ciò che contribuiva a far ritenere gli ufficiali medesimi come asserviti di continuo ad una specie di stato di tutela da parte delle maggiori autorità e magistrature competenti.
      Ma, ad onore degli ufficiali Veneti, conviene pure soggiungere a questo punto che mai, nelle voluminose filze del carteggio militare della decadenza, si trova citato un caso che giustifichi codesta diffidenza fiscale, la quale d'altronde era connaturata nei tempi ed in molti eserciti d'allora, e che si è tramandata per qualche traccia perfino a giorni non lontani dai nostri(74).
     
     
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      Se la grande massa degli ufficiali adunque - quelli di Linea - trascorreva l'esistenza morale ed intellettuale in tale angusto cerchio di attribuzioni e di consuetudini, fatto ancora più uniforme dal grigio dell'inoperosità della decadenza repubblicana, ciò non toglie che qualche altro corpo di ufficiali stessi - a base più ristretta ed a reclutamento più omogeneo, - non intravedesse degli spiragli verso orizzonti più audaci o verso aspirazioni che precorrevano il futuro.


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La Campagna del 1796 nel Veneto
Parte I (la decadenza militare della serenissima. Uomini ed armi)
di Eugenio Barbarich
Tip. E. Voghera Roma
1910 pagine 199

   





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