Il est indispensable, Monsieur, pour eviter des plus grands malheurs, ainsi facheux que contraires aux intéréts des deux Republiques, que Vous fassiez sortir demain de Veronne, sous les pretexes les plus specieux, les bataillons d'Esclavons que Vous avez dans la ville de Veronne"(87).
L'espressione della volontà del vincitore era chiara e precisa e non ammetteva replica. Essa si fondava per di più sulla presunzione che il contingente illirico stanziato a Verona fosse di molto superiore al mezzo migliaio di dalmati che vi teneva effettivamente guarnigione sui primi di luglio. Epperciò ogni tentativo per far recedere Buonaparte dalla determinazione presa riuscì vano, ad onta che il provveditore Foscarini, col collega Battagia, si fossero adoperati coi modi più soavi ed insinuanti a produrre l'effetto bramato. "Ciò però non servì ad altro - aggiungevano i provveditori - che a far prendere a Buonaparte un tuono ancora più deciso, sicchè abbandonando quelle maniere piacevoli colle quali ci aveva in prima accolti, disse che era tempo oramai che cessassero tutti gli scandali, e che fosse tolta radicalmente l'occasione a querele... e che senza dilazione di sorta gli Schiavoni si rimpiazzassero con Italiani, in quel numero che fosse piaciuto. Che egli poi (Buonaparte) non si curava di esaminare chi tra gli Schiavoni o Francesi avesse ragione o torto, che non dovevamo però ignorare che scambievole era tra queste due nazioni il livore e lo spirito di vendetta. E facendoci intendere che era necessitato di occuparsi di altri affari, ci obbligò subito a congedarci"(88).
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