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      La punizione alla galera era così diventata un succedaneo della prigione ordinaria.
      Circa questa bancarotta del governo disciplinare e dei suoi freni, basti dire che molti disertori preferivano la condanna al remo al servizio militare, triste preferenza che illumina l'ambiente dell'epoca. "Considerano infatti i soldati - dice un documento - una breve condanna al remo assai meno pesante della vita militare, stentata, faticosa e prolungata per un più lungo periodo di tempo"(112).
      La disinvoltura, con cui affrontavasi questa pena appare infine nei trucchi che solevano usarsi, alla caduta della Repubblica, per gabellare al Savio alla Scrittura i premi promessi a colui che restituisse alle insegne un disertore. Si accordavano per questo in un medesimo corpo due soldati, l'uno s'infingeva di abbandonare le bandiere, l'altro di scoprirlo in un rifugio convenuto in precedenza; "sicchè colludendo notoriamente assieme captori e fuggiaschi tra loro si dividevano il premio assegnatosi ai primi... Onde sarebbe utile, in luogo di dare il premio a questi captori, di servirsi al caso dei metodi usati dagli esteri eserciti, cioè di obbligare le terre, ville e paesi, ad arrestare i fuggiaschi e condurli senza mercede alcuna alle pubbliche forze, con la cominativa che venendo scoverto in qualsivoglia tempo e modo negletto il fermo di qualche disertore, sarebbe obbligato il villaggio o terra a supplire alle spese incontrate dalle pubbliche casse per il mantenimento e vestiario di un altro soldato"(113).


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La Campagna del 1796 nel Veneto
Parte I (la decadenza militare della serenissima. Uomini ed armi)
di Eugenio Barbarich
Tip. E. Voghera Roma
1910 pagine 199

   





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