Quanto si disse fino ad ora trattando più particolarmente degli Oltremarini può riferirsi anche all'altra specie di milizia pedestre ingaggiata, cioè agli Italiani. Questi si levavano nei domini della Serenissima in Italia e nell'Istria Veneta e si raccoglievano al Lido d'onde, accertata la loro idoneità alle armi, "in tempo di pace, in tempo di guerra, che Iddio non voglia, o di neutralità" erano "sbandati" nelle diverse guarnigioni di terraferma.
Gli itinerari delle nuove reclute erano minutamente stabiliti nei capitolati dei capi-leva e circondati da cautele, tutte intese a far giungere sicuramente a destinazione la preziosa merce dei soldati di mestiere, incerti in questi primi passi tra la rude alternativa di seguire una strada intrapresa di mala voglia, oppure di abbandonarla al suo inizio medesimo. Drappelli di croati o di dragoni, oltre la scorta dei soldati delle compagnie di leva, accompagnavano in queste marce le giovani reclute che, così guardate, potevano rassomigliarsi in tutto e per tutto ad un triste convoglio di prigionieri di guerra. Partiti dal littorale del Lido, cioè dal deposito di reclutamento, i nuovi fanti italiani facevano una prima tappa al Castello di Padova che, in molti rispetti, funzionava da deposito succursale del Lido. Dopo una breve sosta in quell'antico maniero, le reclute destinate a proseguire il loro èsodo continuavano nel cammino fino agli estremi presidi della Serenissima, cioè fin sulle rive dell'Adda e dell'Oglio. Talvolta queste tappe erano abbreviate da qualche trasporto per via d'acqua dal Lido a Chioggia, e di qui con i barconi (burchi) a ritroso dell'Adige fino a Verona.
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