Le cartucce - venti di regola - costituenti il munizionamento del fante italiano erano riposte nel tasco.
Il governo amministrativo della fanteria italiana si differenziava in qualche parte da quello dell'oltremarina. Un sostanziale divario concerneva anzitutto il vestiario, che nell'italiana era fornito dallo Stato e mantenuto dai comandanti di compagnia, laddove per gli oltremarini - come è detto più sopra - era fornito dai capitani.
Al ramo delicato ed importante dell'amministrazione sopravvegliavano i magistrati sopra camere, cioè i funzionari delle tesorerie locali, impegnando a tal'uopo le somme che ciascuna di esse aveva disponibili per le cose della milizia (Casse al Quartieron).
Le stoffe per le uniformi militari provenivano dall'industria privata, ed erano fornite dalle fabbriche e lanifici di Schio, Castelfranco(115) ed Alzano nel Bergamasco(116). Anche Venezia si distingueva in quest'arte con due stabilimenti di molta fama, specie nella confezione dei panni colorati di scarlatto, di cremisi e di azzurro, che si esportavano pure largamente in Dalmazia e nelle contigue terre balcaniche.
Le merci che l'industria privata così offriva alla Repubblica erano collaudate di regola presso i depositi al Quartieron, o magazzini di equipaggiamento e di vestiario della truppa. I lanifici e le fabbriche di cui sopra, erano oltre a ciò ispezionate ogni bimestre da due dei cinque Savi alla mercanzia, i quali dovevano vegliare sulla qualità e sulla quantità delle lane da incettarsi per confezionare i panni per uso militar.
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