Nella primavera del 1796 i contadini del Bergamasco, sorpresi dalla mareggiata giacobina nelle loro campagne in fiore, affluivano a torme al capoluogo della terra, si accalcavano allo sbocco delle vallate, si armavano ed eccitavano il loro podestà Ottolini ad organizzarli in vasta e tenace guerriglia e capitanarli nel nome della patria in pericolo.
Non sarà però molesto a V. E. - scriveva l'Ottolini al Doge, il 2 giugno 1796 - se, con la mia solita ingenuità. confermo esser sempre vivi i miei timori sulle direzioni della popolazione all'arrivo dei Francesi. Ravviso anzi in generale una tale e tanta animosità contro di essi, che attribuirò sempre ad un tratto di fortuna se non succede inconveniente, sebbene dal canto mio faccia tutto il possibile per evitarlo. Ho rinnovato quindi le commissioni di fare stare tutti tranquilli ai capi dei comuni ed ai parroci della città e provincia, ed impegnai i sacerdoti a secondarmi con tutto il fervore possibile
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Non molto tempo dopo, accompagnando lo stesso Ottolini una proposta fatta dai campagnuoli bergamaschi al Doge, di levarsi cioè a massa, quel magistrato soggiungeva:
In relazione a quanto ebbi a rassegnare alla E. V. intorno alle spiegate generose impazienze di numerose popolazioni delle vallate di questo territorio, di esporre tutte volontarie le vite proprie per la difesa e la gloria del Principato, precise come sono e confermate in reale proposizione accolta dall'universale uniforme voto dei rispettivi consigli, mi formo dovere di assoggettarla devotamente a cognizione di V. E. raccolta nell'unita parte (deliberazione) del General Consiglio.
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