Erano 24 modelli diversi di cannoni, tra bronzo e ferro, 5 di falconetti, 6 di colubrine, 4 di petrieri, 13 di mortaj, 3 di obusieri, 3 di obizzi; senza contare le artiglierie di minor calibro e le speciali, come gli aspidi, i passavolanti, i saltamartini, i trabucchi, le spingarde, gli organetti ed i mortaretti per la prova delle polveri(159).
Ma il peggior lavoro da Sisifo in questa decadenza delle armi veneziane si era per certo quello di resistere alle continue insidie che si tendevano al Deposito intangibile, di cui il magistrato all'artiglieria era responsabile coma prima autorità tecnica del reggimento all'Arsenale. Questo deposito era costituito da una cospicua raccolta d'armi d'ogni fatta, composte in alquante sale dell'Arsenale medesimo, "le cui pareti erano tutte maestrevolmente guernite, dall'alto al basso, di loriche, di elmi, di spade, di archibugi e di altri militari strumenti. Alcuni di questi saloni forniti erano di armi per 25,000 soldati, tali altri per 30,000, tali altri ancora ne somministravano fino a 40,000: e ve ne erano ancora altri per 25,000 o 30,000 galeotti. Le dette sale si vedevano ancora adorne con le imagini di molti ed illustri capitani"(160).
Il deposito intangibile, ampliato e riordinato nella parte moderna dal sopraintendente Patisson e nell'antica del maggiore Gasperoni(161), era così detto perchè ad esso non si doveva ricorrere salvo che al caso di estrema urgenza ed immediato pericolo di guerra, dappoichè agli usi correnti dell'armo o della neutralità dovevano sopperire altri depositi detti di consumo, pure stabiliti dentro la cinta dell'Arsenale con annesse riserve di cannoni e di munizioni.
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