Il deposito intangibile era pure disceso a quel tempo a 24,084 fucili completi, a 7750 pistole poco atte al servizio e difettose di azzalini, a 1558 palossi e ad 89 moschettoni(164). È bensì vero che si trovavano oltre a ciò sparse alla rinfusa nelle sale 20.966 canne da rimontarsi in fucili, 7455 lame da palosso, 2624 azzalini, 11,862 guardie da palosso, 3366 lame da palossetto e 2500 guardie corrispondenti; ma per adattare tutte quelle parti d'arme occorrevano tempo, fede e lavoro, e così come si trovavano potevano rassomigliarsi ai frantumi di una grande e meravigliosa nave sfasciata dalla tempesta.
Pure, in mezzo a tanta dissoluzione, si rileva dai documenti la nota semplice ed ingenua, cioè l'offerta fatta da taluni abitanti dell'estuario veneziano di crescere, comunque, con le loro vecchie e logore armi il deposito dell'Arsenale. Erano i cittadini di Burano che in tali frangenti facevano omaggio al Principe di 20 schiopponi e di 25 schioppi da brazzo, "(braccio) serventi alla cazza (caccia) dei volatili"(165).
La piccola e modesta profferta se lumeggia il patriottismo dei bravi Buranesi, rivela nondimeno la fatalità e la grandezza della rovina militare della Repubblica, e riflette ancora molta luce sul modo di intendere e di comprendere la guerra in quei tempi.
CAPO VII.
Il corpo degli ingegneri militari.
Quando nacque il corpo degli ingegneri militari veneti, esso legava il suo nome ad un'opera che può sembrare benaugurante anche oggigiorno. Nella primavera dell'anno 1771 il Capitanio del Golfo segnalava al Senato la necessità di ridurre in quarto il grande disegno topografico dell'Albania, e ciò per gli usi correnti e per conservarne copia nella Fiscal Camera delle Bocche di Cattato.
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