Il lavoro fu commesso dal Savio alla Scrittura al tenente colonnello Lorgna, e questi l'affidò a sua volta ai migliori allievi del Collegio Militare di Verona destinati ad uscire in quell'anno alfieri nel nuovissimo corpo degli ingegneri militari; così quei giovani uscirono dall'ombra delle scure torri scaligere al sole di una vagheggiata vita di operosità e di studi guerreschi, con la visione davanti agli occhi di quella grande provincia sulla quale, in altri tempi, si era largamente e fortemente diffuso il nome e la gloria di Venezia.
La decisione di istituire un corpo di ingegneri militari giungeva infatti in buon punto. Si poteva beneficiare delle tradizioni e della pratica compiuta altrove, specie in Francia, dai corpi analoghi; costituire un prezioso ausilio per l'esercito veneto, oltre che quale organo tecnico anche come istituto direttivo, uniformandosi ai còmpiti che gli altri corpi del genio militare esercitavano altrove disimpegnando gli affici inerenti al servizio di stato maggiore(166).
Ma non basta. Il novello corpo del genio militare veneto avrebbe potuto rendere grandi servigi anche nelle relazioni civili. Infatti le condizioni speciali del suolo della Repubblica, il regime delle sue acque costiere e rivierasche, la lotta continua e tenace sempre impegnata con queste affine di conservare igienico e fruttifero il suolo, portuosi gli scali, facili e spedite le vie fluviali di transito ed i canali navigabili, avrebbero offerto una inesauribile materia di attività e di lavoro fecondo agli ingegneri militari veneti, una auspicata occasione insomma per bene meritare del pubblico benessere.
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