In totale il corpo doveva contare sul primo piede 28 ufficiali senza alcun riparto di truppa.
L'uniforme era "di scarlatto, con fodera, giustacuore e calzoni bianchi, con paramenti e mostre fino alla metà del vestito di velluto nero, dragona d'oro alla spala, e spada con fioco uniforme"(173).
Adunque la buona volontà di costituire il corpo degli ingegneri militari veneti non mancava, almeno alle apparenze. Ma, tra il detto ed il fatto, le correlazioni non erano nè semplici nè rapide sotto la decadenza del governo della Serenissima.
Il Piano regolatore del corpo, studiato dal colonnello Dixon, prescriveva che, "esaminato fosse il merito non solo degli ufficiali già titolati come ingegneri e destinati a comporlo, ma degli altri ancora da inserirsi nel medesimo". E poichè si constatò, con opportune prove ed esami, che nessuno dei candidati possedeva i necessari requisiti di idoneità - all'infuori di uno(174) - il Senato deliberò subito di rimandare a miglior epoca la definitiva costituzione del corpo medesimo.
Trascorso un biennio, lo scozzese Dixon, contrariato dalle lungaggini e dalle oscitanze verso quel corpo degli ingegneri che egli non aveva fino allora comandato che sui lindi specchi dei Piedilista, nella primavera del 1772 chiese ed ottenne di essere esonerato dallo sterile servizio, e gli successe il colonnello Moser de Filseck, tirolese di origine e proveniente dall'esercito austriaco. Pure tra il vecchio ed il nuovo, tra lo scozzese che abbandonava la città delle lagune ed il tirolese che gli subentrava, il Senato continuò a nicchiare, ad onta che le istanze e le circostanze incalzassero per indurlo una buona volta a dare corpo e vita al Piano regolatore decretato fino dal 1770.
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