Il senso della disposizione non era molto chiaro. Rimase però inteso, in tanta indeterminatezza di forme, che gli ingegneri ai confini dovessero occuparsi più specialmente dei lavori stradali in genere, ed in ispecie delle vie del Canale del Ferro, di Venzone, di Gemona, di San Daniele, del Taglio Nuovo di Palma, della prosecuzione dei lavori in corso sull'Isonzo, a Porto Buso, nell'Istria, alli scogli di Tessaròlo, lungo la strada di Campara in Val Lagarina, nel territorio di Cremona e verso gli Stati del Pontefice; e che gli ingegneri militari dovessero dedicare di preferenza la loro attività ai lavori di carattere militare, cioè alle opere di fortificazione, ai castelli ed alle caserme(179).
Cosicchè, soltanto nel 1785, vale a dire dopo circa quindici anni dalla fondazione teorica del corpo degli ingegneri militari veneti, questo principiava ad avere un inizio di vita, assicuratagli da nuove cure e previdenze del brigadiere Lorgna, concretate nella riforma delle "Leggi, regole e scuole del Militar Collegio di Verona".
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Era però troppo tardi. Rimediare al passato non era più possibile, tanto era grande ed irreparabile la rovina del presente. Tra il 1782 ed il 1783 il brigadiere degli ingegneri Moser de Filseck, reduce da un lungo e fortunoso viaggio d'ispezione nei domini Veneti di Oltremare, così dipingeva al Principe il triste stato delle fortificazioni della Repubblica:
Prima di ogni altra cosa - così scriveva il Moser - voglia V. E. consentirmi che, con il cuore veramente dolente, io mi lagni del deperimento nel quale attrovai quasi ogni parte delle opere componenti i recinti e le fortificazioni dei domini d'Oltremare.
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