E le compagnie della cavalleria veneta a quel tempo, "detratti gli ufficiali, bassi-ufficiali, camerata (attendenti e piantoni di scuderia) selleri, forier e marescalco, che non fanno servizio..." si erano ridotte a soli 27 cavalieri ognuna(205).
Intorno a questo medesimo tempo l'arma si suddivideva in due reggimenti di croati, in uno di cavalleria dragona ed uno di cavalleria corazziera. I reggimenti di croati e di dragoni avevano la forza di otto compagnie ciascuno, quello di corazzieri ne contava solamente sei.
Le compagnie di dragoni, croati e corazzieri, accoppiate due a due, formavano uno squadrone agli ordini di un sergente maggiore.
I corazzieri, per vecchia tradizione nobilesca, costituivano anche nella cavalleria veneta la milizia a cavallo più pregiata e ragguardevole, e la legge di Ottazione assicurava ai loro graduati alcuni privilegi in confronto agli altri graduati della Serenissima(206). I dragoni erano destinati a combattere occorrendo anche a piedi ed erano perciò armati di moschettoni(207); i croati infine formavano la cavalleria leggera.
Sulla fine della Repubblica era sopraintendente dell'arma il già colonnello delle corazze conte Giulio Santonini. Quando questi fa elevato alla suprema carica della cavalleria veneta (1788) con l'anzidetto titolo di sopraintendente e con il grado di sergente maggiore di battaglia, il Santonini contava 52 anni di servizio e 67 di età, dedicati in massima parte al pubblico servizio nelle guarnigioni di Dalmazia e di Levante(208).
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