Sugli spalti di queste opere di Venezia e dell'estuario risultavano collocate in complesso 2471 bocche da fuoco, comprese le disponibili nell'Arsenale.
Caposaldo della difesa di Terraferma era la fortezza di Verona. In essa si notavano il castello di San Pietro e quello di San Felice(219), entrambi ricchi di solide muraglie, di torricelle, di opere a corno e di terrapieni d'ogni maniera, demoliti in buona parte in forza del trattato di Luneville nel marzo 1801; Castel Vecchio di remota costruzione Scaligera(220) con grossi parapetti, feritoie sui piloni del classico ponte e merlature, opere deturpate anch'esse in virtù del detto trattato; e la cinta murata con le numerose porte, cortine e bastioni illustrati dall'arte del Sammichieli. Minore importanza avevano infine la piazze di Legnago e di Peschiera - recentemente sistemate nei fossi acquei e nelle mure dal colonnello Lorgna - il castello di Brescia, le opere di Orzinovi (Orzi-Novi), di Crema, di Àsola, di Pontevico e di Bergamo.
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L'alta giurisdizione territoriale militare sui riparti di Levante, Dalmazia, Golfo ed Italia, era esercitata dai rispettivi sergenti maggiori di battaglia, secondo i turni dei quali si disse più sopra. Il comando effettivo delle fortezze competeva invece ai singoli governatori delle armi, suddivisi in alquante categorie a seconda dell'importanza delle fortezze medesime.
Ai governatori delle armi spettava un certo numero di lance spezzate costituenti una piccola guardia del corpo.
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