Da questa posizione, "dopo di aver soffregata con le due dita pollice ed indice la sommità della carica per bene aprirla del tutto, si versava la polvere in canna mandandole dietro la carta, e si intasava da ultimo con la bacchetta stendendo naturalmente il braccio e spingendola con forza dentro la canna stessa". Tutto ciò esigeva una quarantina di tempi.
Non minor cura esigevano l'armare le baionette(246), il disarmarle, il sostenere l'urto(247) e portare il fucile alla pioggia, assicurato con il calcio sotto l'ascella sinistra "la bocca in basso e la bacchetta in sù"; il recare l'arma alle bandiere cioè a fianc-arm; a funeral, sotto l'ascella sinistra con il calcio all'insù e davanti, la canna inclinata indietro tenendo il fucile con la sinistra all'impugnatura e la destra dietro la schiena al mezzo di essa; infine all'orazion, verticalmente davanti la spalla destra mentre il soldato stava nella posizione di in ginocchio con la mano sinistra in atto di saluto sul frontone del caschetto.
Un'appendice agli Esercizi personali regolava i movimenti speciali della fanteria oltremarina per quanto riguardava il maneggio del palosso e recava, a mò di chiusa, un capitolo relativo alla visita delle armi e delle monizioni.
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Tale fu la riforma dei regolamenti per la fanteria veneta. Con essa si dovevano abbandonare d'un tratto i vincoli che collegavano i regolamenti stessi all'arte del Principe Eugenio di Savoia, per ravvicinarli decisamente alle tradizioni più recenti della scuola francese e federiciana.
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Esercizi Principe Eugenio Savoia
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