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      CAPITOLO PRIMO
     
      L'incontro.
     
      Comune storia, ma che finge ilvero, a voi, fanciulle, io narro.
      Di sopra alle tremolanti cime degli alti pioppi onde sono popolate le valli del Mantovano e che tutto all'intorno recingono la cittą, a levante, al di lą di quel ramo del Mincio che scarica le tranquille e limpide sue acque nel Po, dopo aver allagati i larghi fossati della fortezza, spuntava il sole d'un bel giorno di giugno.
      Un giovane dalle sembianze dilicate, dalla pupilla splendente, dai capelli che a lunghe ciocche contornavano la sua fronte alta e serena, stavasi assorto in non so quali pensieri, appoggiato con abbandono al parapetto del ponte di S. Giorgio (opera imponente onde l'antico feudalismo ornņ la cittą gią culla del sublime cantore d'Enea).
      Egli seguiva astrattamente l'incresparsi delle calme acque del lago, sul cui dorso qualche gajo pesciolino, guizzando, vi segnava qualche bella striscia d'argento, mentre il sole, versando i suoi torrenti di luce sulla riva sinistra del lago, ne indorava i canneti agitati da una leggera brezza mattinale, ed imperlava i verdi ligustri bagnati ancora dalla notturna rugiada. Fra quella folta selva di giunchi l'usignuolo modulava la mesta sua nota, il gardello, dalla cima di qualche antico pioppo, trillava il suo armonioso gorgheggio; gaje villanelle passavano il ponte adorne del loro pił bell'abito festivo; da lungi udivasi lo schioppettio allegro della frusta agitata dai merciajoli che spingevano le loro rozze alla piazza che s'in-grossava di rivenduglioli.


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Adelia
di Ulisse Barbieri
1867, pagine 26

   





Mantovano Mincio S. Giorgio Enea