Oh! ben tristi memorie parlavano diffatti all'animo quelle mura che fur tomba a tanti infelici su cui si aggravò l'artiglio di quei voraci avvoltoj che dai nordici covi scesero ad infestare questa misera terra!... ed a fecondarne le zolle colle lagrime e col sangue de' suoi figli!...
Veduto allor che le tenebre della notte conciliano tristi pensieri.... quando la leggenda sembra evocare le sue ombre a popolare lo spazio.... quel tetro edificio assume l'aspetto d'un immane fantasima.... i suoi angoli scannellati sembrano tante braccia mostruose che si protendano ingorde di vittime, e ristai dal passarci appresso assalito dalla paura di sentirsi stringere tra quelle immonde branche!.... La corona dei suoi merli ti pare l'anguicrinita chioma d'una testa infernale, l'allarme della sentinella che veglia intenta, battendo il misurato passo, l'urlo spaventevole del mostro che domandi sangue per le arse ed assetate sue fauci, o che voglia col suo ruggito soffocare il gemito della vittima che serra tra i suoi artigli.
Le campane di varie chiese suonano l'ora della messa, il comico teatro rituale maggiore (il Duomo), è gremito di spettatori.
Lungo i portici un'ala serrata di profumati zerbini, occhieggia i gaj gruppi di più o meno divote donzelle, innocenti agnelle che la mamma guida alla mistica rappresentazione, onde ne traggano fruttifere inspirazioni, cosa di che esse si mostrano ben liete, ornandosi ed illeggiadrendosi.
Carlo a solleciti passi, attraversata la piazza San Pietro, imboccava il portico che fiancheggia la piazza, e moveva verso la chiesa di Sant'Andrea.
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Adelia
di Ulisse Barbieri
1867
pagine 26 |
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Duomo San Pietro Sant'Andrea
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