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      La signora Caterina, vedova in età in cui il cuore della donna abbonda ancora di forti battiti, veduto mancare alla fronte rosea del suo bell'angiolo il bacio paterno, sembrò voler fondere tutto il suo tesoro d'affetto, per farne de' suoi fiori una ghirlanda alla bella sua chioma... sembrò che le sue labbra chine sulla candida sua culla, a guisa di un fiore che si schiude per esalare il suo profumo, raccogliessero tutte le emanazioni della sua anima, esalandole in un sospiro... che prendeva la forma d'un nome... Adelia!...
      E Adelia!... il tenero virgulto cresciuto ai miti raggi di quel sole fecondatore, si svolse lussureggiante e bello! si svolse, anima nobile e peregrina, interrogando il gorgheggio dell'usignuolo che cantava tra le rose del suo giardino, lo schiudersi del fiore che non valeva spiccare, perche gli incresceva vederlo sì tosto appassire; fissando gli occhi intenti in quelli della madre per cercarvi un sentimento che serpeggiava fuoco sottile ma ardente dalle sue vene... ed allorchè le informi larve della sua fantasia, modellate a poco a poco dalle arcane indagini del pensiero, riflessero a' suoi occhi una forma indefinita sì, ma che vestivasi di ognor più potente attraenza... allora ella sentì irresistibile il bisogno d'una parola che, diversa da quella della madre, gli mormorasse all'anima avida di emozioni, la prima nota... del sublime poema della vita!
      Bello è il riso degli astri e allor che splendeLa compagna dell'ombre, e l'armonia
      Del creato sfavilla, a me discende


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Adelia
di Ulisse Barbieri
1867 pagine 26

   





Caterina Adelia Adelia