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      Ma lasciamo queste oziose digressioni, e perdonate, lettrici, se ho forse arrestato con esse il sorriso sulle vostre labbra...
      Erano scorsi vari giorni dall'incontro dei due giovani fra quella folla che li divise... la giovane, seguendo la buona madre, s'era recata alla chiesa, e Carlo, dopo averla seguita collo sguardo che si scambiarono dalla soglia dell'ampio portone del tempio, allegramente erasi recato a trovare un gaio crocchio d'amici con cui passò la giornata, mettendo di cuore tutta la sua anima a fare un buon acchitto da giuocatore al bigliardo del caffè della Borsa, quanto ne adoprò per dare a' suoi sguardi un'espressione che rivelasse alla ingenua donzella il ritornello a metro obbligato di tutti gli amanti più o meno amanti o amati.
      Carlo però nulla aveva a fare, ne veniva quindi di conseguenza che gli rimanesse molto tempo da pensare al suo amore... s'avvicinava l'inverno e le passeggiate romantiche che si fanno così volontieri allo spirare della tiepida aria della primavera, alla fresca aria delle sere d'estate, poi con meno diletto all'umida aria delle sere d'autunno, diventano tremendamente noiose alla rigida brezza delle sere d'inverno... allora si sente il bisogno d'un buon fuoco; per quanto arda quello del cuore, la mente spazia nelle soavi voluttà d'una ben fornita cena, al suono di baci dati e scambiati, fra il tintinnio delle tazze date e vuotate, al frizzar vaporoso e piccante dello champagne!... almeno così la pensava Carlo!.., dacchè non vorrei per alcun patto, amabili lettrici, che mi stimaste d'una tempra sì prosaica.


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Adelia
di Ulisse Barbieri
1867 pagine 26

   





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