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      ..» E non finì... un singulto convulso gli soffocò la parola nella strozza... si coperse il volto colle mani, e pianse.
      È raccolta la famigliuola nella saletta da lavoro, il fratello d'Adelia, ritornato per qualche giorno, se ne riandò a Padova, una zia d'Adelia, sorella della signora Caterina, è venuta in cambio dalla campagna a passare qualche giorno seco loro; le due donne lavorano, Adelia pure trapunta, e le sue mani, scorrendo leggere ed agili sulla bianca tela, scrivono un nome, un nome che suona sì dolce sul suo labbro, che gli echeggia sì caro entro il cuore!... e Carlo arriva, egli è più gaio del solito, ed il sorriso d'Adelia s'impronta della sua gioia, rapido come il cristallo che riceve la luce e la spande intorno. Ma tutto ciò ha una forma sì vaga, sì indefinita.... sembra la calma del mare quando vicina freme la tempesta, tutti sono muti, e son tristi pensieri al certo che spandono intorno a quel crocchio domestico, quel silenzio sì cupo e tristo.
      Adelia ha trascurati i suoi fiori, e poi ha pianto per qualche esile pianticella che trovò appassita, le sembrò che fosse una speme di meno che si sfrondasse dall'albero delle sue illusioni.
      Che che avesse fissato.... venne il giorno che nel suo pensiero Adelia ebbe fisso... Carlo era seco lei sul terrazzino, ove fu restìo di più andare, ma sul quale ora eravi stato dolcemente trascinato da Adelia, quasi che sentisse il bisogno di annodarlo a tutto il passato, evocandone colà dolci memorie...
      «Carlo... le disse, poi che muto l'ebbe guardato fisso come quel giorno, ma non come in quello riscontrando il fuoco affascinatore del suo sguardo; Carlo, tu mi ami?


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Adelia
di Ulisse Barbieri
1867 pagine 26

   





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